A Trieste, fin dal 1807 presso la Libreria Geistinger era attivo un Gabinetto di lettura noto col nome di Minerva. Grazie a Domenico Rossetti quel gruppo di lettori volle rendersi indipendente per formare una società viva e determinante nella vita della città.
Il 1° gennaio 1810 si formò così la Società del Gabinetto di Minerva, la più antica associazione culturale della Regione, una delle più antiche d’Italia.
Domenico Rossetti nasce a Trieste il 19 marzo 1774, da una ricca famiglia di commercianti originaria da Peschiera. Il padre Antonio era nato a Fiume e discendeva per via materna dai de Scanderberg albanesi, quando venne nominato da Maria Teresa conte volle riportare col titolo nobiliare l’attributo «de Scander».
Studente al Collegio Cicognini di Prato, di filosofia a Graz, di giurisprudenza a Vienna, Rossetti fu in gioventù appassionato cultore di poesia e di lettere. Avvocato, specialista in diritto pubblico e privato, dedicò la sua vita a difendere, contro il Governo, gli interessi materiali e spirituali della città e del suo Comune.
Paziente e instancabile, superando ogni ostacoli frapposti molte volte dalla burocrazia, volle che la Minerva fosse attiva anche nell’assistenza dei più bisognosi. Lo prova l’apertura nel 1881 di un gabinetto medico gratuito a favore dei disagiati. Fu un uomo d’ingegno, di attività varia e multiforme che sviluppò anche delineando lo Statuto della città, il progetto per il codice marittimo, realizzò il cenotafio di Winckelmann, fu promotore del Civico Museo, dell’Ospedale Maggiore, del rimboschimento del Carso, del pio Istituto dei poveri, della Cassa di Risparmio. A favore della Civica Biblioteca Rossetti legò la sua importante raccolta petrarchesca – piccolimineo.
La prima sede del Gabinetto di Minerva fu in Piazza Grande (ora conosciuta come Piazza Unità d’Italia) al piano nobile del Palazzo noto come Plenario o Pitteri. Lo ricorda anche la lapide apposta in occasione del bicentenario della Società.
Sull’esempio delle riviste storiografiche del mondo tedesco, nel 1829, Rossetti ha dato vita all’organo erudito della Minerva, «l’Archeografo Triestino» – una delle prime riviste storiche italiane, tanto da anticipare di tredici anni l’Archivio Storico Italiano del Gabinetto Vieusseux di Firenze. Trieste divenne allora una città culturalmente d’avanguardia, e l’Archeografo Triestino fu considerato un punto di riferimento culturale non solo per la città, per Gorizia e l’Istria, comprese nel Litorale Austriaco, ma anche per il Friuli.
Dal 1829 al 1837 Rossetti pubblicò i primi quattro numeri che raccolsero studi e documenti di archeologia, storia patria, statistica su Trieste e l’Istria e la superba opera del Tommassini con i Commentari sulla penisola istriana.
Il quinto volume che contava su uno studio dell’archeologo Giovanni Labus relativo al lapidario romano di Trieste, non poté venir pubblicato, Rossetti moriva il 29 novembre 1842.
Pietro Kandler ne raccolse l’eredità spirituale e dal 1843 al 1852 pubblicò l’importante risultato dei suoi studi su «L’Istria», un periodico stampato dalla Tipografia del Lloyd Austriaco.
Solo quando, nel 1869 il partito popolare riconquisterà il Municipio, nel ricordi di Rossetti, la Società di Minerva riprenderà la pubblicazione dell’Archeografo.
Nascerà allora l’importante seconda serie alla quale daranno il loro contributo i migliori intellettuali di Trieste, dell’Istria e del Friuli. Fra questi ricorderemo Carlo Buttazzoni, Attilio Hortis, Giovanni Benco, Alberto Puschi, Carlo Kunz e Giuseppe Caprin, Bernardo Benussi e Luigi Morteani, Vincenzo Joppi e Francesco di Manzano, Giuseppe Occioni Bonaffons e Carlo Gregorutti, Antonio Galzigna e Ugo Inchiostri.
La terza serie, diretta da Piero Sticotti, inizia nel 1903 e, dopo la guerra riprende le pubblicazioni con difficoltà, diventando nel 1938-39 l’organo della Deputazione di Storia Patria.
Da allora la Società di Minerva sarà costretta dal regime fascista a cessare la sua attività e verrà aggregata alla Biblioteca del Dopolavoro dei Commercianti. Nel corso della seconda Guerra Mondiale la città non dimenticherà il fondatore dell’antica società culturale.
Il 29 novembre del 1942 al Teatro Verdi l’accademico d’Italia Arturo Farinelli nel suo discorso, pronunciato nel centesimo anniversario della morte di Domenico Rossetti, ricorderà che: “…la Minerva apriva in quel tempo una breccia alla vita del pensiero…che resterà… una vittoria dello spirito sul mercantilismo invadente.”
Nel 1973 la Società ottenne il riconoscimento di Ente Morale.
Dal periodo della ricostituzione, nel secondo dopoguerra, la Società spostò la sua sede legale presso la Biblioteca Civica (Palazzo Biserini) di Piazza Attilio Hortis, dove le riunioni del sabato hanno avuto luogo fino al maggio 2007. In seguito all’avvio dei lavori di ristrutturazione dell’edificio, dall’ottobre di quell’anno e fino a tutto l’anno 2013, gli incontri si sono tenuti presso la Sala Costantinides del Civico Museo Sartorio. Attualmente le conferenze (denominate Giovedì Minervali) hanno luogo, su gentile concessione del MiBAC, nella sala al secondo piano della Biblioteca Statale «Stelio Crise» di largo Papa Giovanni XXIII, 6 a Trieste.
Per un approfondimento:
Paola Bonifacio
La società di Minerva e Domenico Rossetti
in Neoclassico, semestrale di arti e storia, 6, 1994, pp. 61 – 75
Dal catalogo della mostra
Neoclassico. Arte, architettura e cultura a Trieste 1790- 1840, Trieste 1990, a cura di Fulvio Caputo
gli interventi di:
- Elvio Guagnini
Minerva nel regno di Mercurio
pp. 43 – 47 - Fulvio Salimbeni
Archeografo triestino ( 1829 – 1837). Una rivista di erudito impegno.
pp. 115 – 119 - Franca Donà
La pagina neoclassica “incliti ed eruditi” dell’Arcadia triestina
pp.280 – 286 - Elvio Guagnini
Gli esordi del Gabinetto di Minerva
pp. 287- 292