Aspettando ExtraMinerva – Il parco di Palazzo Coronini Cronberg

In attesa del primo appuntamento ExtraMinerva del 5 novembre prossimo e dedicato a “I giardini giapponesi: piccole cose umili e silenziose“, organizzato grazie alla collaborazione con l’Associazione Yūdansha Kyōkai Iwama Aikidō Trieste (YKIAT) e la Fondazione Palazzo Coronini Cronberg di Gorizia, questo giovedì andremo alla scoperta proprio del parco di quest’ultimo edificio.

 

Il parco di Palazzo Coronini Cronberg

[da “La verde bellezza”, a cura di ERPAC – Regione Autonoma FVG, disponibile presso le biblioteche di Trieste >> e dal sito della Fondazione Palazzo Coronini Cronberg >> www.coronini.it]

Alla fine dell’800, Gorizia era conosciuta come la Nizza Austriaca e mirava a diventare una “città giardino”, pronta ad accogliere l’aristocrazia viennese: in questo contesto, il conte Alfredo Coronini (1846-1920) ideò, verso il 1880, il parco trasformando e ampliando l’originario giardino all’italiana a pianta quadrata, posto, come risulta dalle mappe dell’epoca, a fianco del palazzo.

Il Parco appartiene, dal 1990, alla Fondazione Palazzo Coronini Cronberg onlus a seguito della disposizione testamentaria del Conte Carlo Coronini (ultimo discendente della famiglia, 1905-1990) ed è reso accessibile alla libera fruizione così come stabilito dallo stesso Conte.

Grazie all’andamento irregolare del terreno, il conte progettò un parco di tipo romantico e paesaggistico, su più livelli. Percorrendo i sentieri nei boschetti sempreverdi, ci si imbatte improvvisamente in sculture, scalinate, terrazze, pergolati, fontane e specchi d’acqua e la memoria non può che portare al lavoro di progettazione di Massimiliano d’Asburgo nella sua residenza di Miramare.

Nelle vicinanze del viale principale, si arriva ad una collinetta artificiale, dominata dal tempietto neoclassico progettato nel 1913 dall’architetto Girolamo Luzzatto. Per la creazione dell’altura che nasconde due stanze sotterranee sovrapposte, furono trasportati nel parco ben seimila carri di terra e pietre dalle pendici del Carso goriziano. Molto interessante anche il sotterraneo impianto di irrigazione, che comprende persino la costruzione di un pozzo profondo ventidue metri, nella parte bassa del giardino. Tramite pompe e attraverso un fitto reticolo di tubazioni l’acqua riusciva a raggiunge ogni parte del parco.

La vegetazione è costituita quasi esclusivamente da specie arboree e arbustive sempreverdi tipicamente mediterranee e comunque originarie di climi caldi: il conte e i suoi sette giardinieri misero a dimora yucche, agavi, una quercia da sughero (tuttora visibile nei pressi del giardino roccioso), cespugli di mirto, lecci, allori, palme e cipressi, pini neri e domestici, cedri del Libano e dell’Himalaya, abeti rossi, platani e ippocastani. Particolarmente affascinante è il boschetto di canne di bambù che si incontra entrando dall’imponente portale principale e imboccando il viale.
Nel giardino in stile romantico, sono state ovviamente piantate anche piante da fiore particolarmente amate nell’Ottocento quali magnolie, oleandri, rose e camelie.