giovedì 21 aprile 2022 dalle 16.45
alla Biblioteca Statale Stelio Crise
proiezione del film
“Bobi Bazlen – Con uno zaino pieno di libri”
prodotto da Videoest
scritto e diretto da Giampaolo Penco
Il prossimo Giovedì Minervale è riservato alla proiezione del film prodotto da Videoest, scritto e diretto da Giampaolo Penco – che sarà presente – dedicato allo scrittore Bobi Bazlen. Dopo una presentazione a cura della Presidente della Società di Minerva, Rossella Fabiani, introdurrà la proiezione il Vicepresidente prof.Elvio Guagnini.
Roberto Bazlen è l’unica figura del 900 italiano, che dichiara ufficialmente che non si possono scrivere più libri, disse: io scrivo sole note senza testo.
Nasce a Trieste il 9 giugno 1902, orfano di padre l’anno dopo, frequenta in città scuole tedesche, cresce in un milieu intellettuale di matrice soprattutto ebraica, lascia Trieste nel 1937, dicendo che non sarebbe tornato mai più.
Tornerà una volta sola di nascosto. Lettore geniale ed eclettico vivrà da nomade solitario con una fitta rete di rapporti umani e professionali, che faranno di lui un rabdomante della letteratura da scoprire, un dispensatore d’illuminazioni letterarie, un protagonista d’imprese editoriali, come la nascita della casa editrice Adelphi nel 1962.
Il film è una ricerca della persona attraverso chi l’ha conosciuto e i suoi percorsi letterari e psicanalitici. Parlano di lui Daniele Del Giudice, Mathieu Amalric, Gian Pietro Calasso, Elisa Debenedetti, Anna Foà, Franca Malabotta, Mary De Rachewiltz e altri che hanno seguito le cangianti tracce che ha lasciato. Lui non voleva apparire.
Testo a cura del regista Giampaolo Penco.
I libri che Bobi Bazlen ha fatto pubblicare nella collana Adelphi e “L’uomo senza qualità” di Musil, che ha fatto pubblicare all’Einaudi, sono le mie letture da giovane studente. Per fare un film su Bazlen non bastava, sapevo che le sue tracce erano disperse nelle migliaia di libri che lui ha letto. Era una ricerca smisurata, impossibile da realizzare. Ma la pandemia mi è venuta in aiuto, chiudendomi in casa e prolungando di un anno la realizzazione del film, così ho potuto integrare le mie letture aggiungendo migliaia di pagine, Che restano sempre gocce nel mare della vastità delle sue letture, ma certi libri come L’altra parte di Kubin, Padre e Figlio di Gosse, Zhuang Zi, Psicologia e Alchimia o l’autobiografia di Gian Pietro Calasso (fratello di Roberto), forse non li avrei letti se non ci fosse stato il film. Alla fine ho cercato sue tracce in una cinquantina di libri, con un approccio fresco, anche un po’ infantile, come ho pensato fosse il suo, e sorprendentemente ho trovato connessioni di pensiero in libri che erano lontanissimi tra di loro. Era un puzzle che si componeva e s’intrecciava con le testimonianze che nel frattempo raccoglievo.
Ogni biografia è irripetibile, è un’intrusione, è un dedalo di percorsi e accadimenti. Bisogna tener conto del contesto, della vita, delle idee, delle altre vite incrociate, delle contingenze, dei fatti storici attraversati, e così in parallelo alle letture ho rintracciato le persone che lo avevano conosciuto, e non è stato facile, perché Bobi è morto nel 1965. Ci sono state possibilità mancate, chiusure, molti percorsi emotivi e conoscitivi penso di non averli individuato, tante erano le vie per arrivare a ricostruire la persona. Ho messo al centro il suo libro mai finito “Il capitano”, e il primo libro che lui ha fatto pubblicare all’Adelphi “L’altra parte” di Kubin. In entrambi il messaggio è che solo una ricostruzione onirica, fantastica può dare la chiave di lettura del profondo.
E’ un film che dedico allo scrittore Daniele Del Giudice, perché è con lui che l’ho iniziato. Poi lui si è ammalato, e sono passati più di 10 anni prima che decidessi di riprenderlo. E’ morto proprio quando ho finito le riprese. E’ mancata anche Franca Fenga Malabotta, e proprio con lei avevo ripreso in mano il lavoro. E’ stata un’essenziale testimone per il film come per il libro di Del Giudice.